È stato perfettamente
ricreato, e alle volte e espanso e reinterpretato il meraviglioso mondo
dickensiano, senza snaturare e tradire la propria fonte e conservando quelle
tematiche sociali tanto care a Dickens.
Una serie che forte
dei ricchi e pregiati contenuti ai quali ha attinto per prender vita, viene
supportata da un’ottima tecnica produttiva, che si vede soprattutto nella
grande cura per le ambientazioni, i costumi e i dialoghi, confermando che la
BBC è inarrivabile quando si tratta di rappresentare l’Inghilterra Vittoriana.
Di buon livello si è dimostrato l’interno cast, formato anche da tanti nomi
noti come Tuppence Middleton (Black
Mirror, Sense 8), Mark Stanley (Game
of Thrones), Anton Lesser (Game of Thrones)
ma su tutti spiccano Ned Dennehy e Stephen Rea che hanno
interpretato magistralmente dando loro grande personalità Ebenezer Scrooge e l’Ispettore
Bucket. E pur avendo da gestire un ampio numerosi personaggi, gli autori
sono riusciti a renderli quasi tutti interessanti, e quelli che non hanno avuto
il compito di portare avanti le trame principali, hanno regalato leggerezza
all’intera storia, come ad esempio gli esilaranti siparietti tra Mr e Mrs Bumble, o la strampalata e
alcolizzata Mrs Gamp (interpretata da
un’ottima Pauline Collins) e nel complesso tutti ha contribuito a
ricreare e dare vita al meraviglioso e magico mondo creato da Charles Dickens.

La storia, dipanatasi in tante trame e sottotrame quanti sono i personaggi, è sempre stata interessante e in grado ci coinvolgere, mostrando una narrativa compassata, dai ritmi alle volte lenti, ma mai noiosa o prolissa. E fin da subito, grazie ai plot centrali (le indagini del detective Bucket sul omicidio di Jacob Marley, le vicende amorose, gli intrighi famigliari di Amelia Havisham e Honoria Barbary) che hanno catturato la mia attenzione, che ben aggrovigliati, con il giusto alone di mistero e complice anche la durata ridotta di ogni singolo episodio (meno di 30 minuti) invitano al binge-viewing . E a rendere ancor di più affascinante questa serie, e appetibile non solo per gli estimatori (come me) di Charles Dickens, va oltre l’omaggio al grande scrittore, è mediante personaggi affascinanti, con un plot interessanti e ben intricati, rappresenta un ottimo spaccato sulla vita all’epoca della Londra Vittorina. E per questo protagonisti indiscussi sono le ambientazioni e soprattutto le strade di Londra, che animate, rese vive dai meravigliosi intrecci e dalle contrapposizioni quasi poetiche dei personaggi, che scontrandosi o anche solo sfiorandosi senza interagire non solo costruiscono o portano avanti le trame, ma offrono varie angolature della vita: ognuno di loro hanno vite diverse, spesso opposte, e tutte sono determinate inevitabilmente dalla classe sociale di appartenenza.
E proprio in questo vi
è contenuto un messaggio, una specie di parabola, che forse può apparire
scontata, banale quasi come un cliché: i
soldi non fanno la felicità. Ma inquadrata nel contesto e nell’epoca della
storia ha significato dai tratti filosofici e poetici, che è evidente soprattutto nel contrappunto finale, che vede i
personaggi come Amelia, Honoria, Arthur,
i ricchi, che si ritrovano con le vite rovinate, il futuro crollato, e privati
della libertà, mentre dall’altra parte, le persone normali come l’ispettore Buckett, i delinquenti Fagin e Billy Sikes, Nancy, la
famiglia Cratchit,che pur privi della
sicurezza economica, con davanti una vita che richiede stenti e sacrifici,
hanno il loro finale felice. Finale felice che non sta nella conclusione “...e vissero felici e contenti” perché
dovranno continuare a lottare e patire per la loro sopravvivenza , ma loro
appartengono a loro stessi, e possiedono la libertà di scegliere, al contrario
di Amelia, Honoria o Arthur, le cui vite sono state rovinate dalle scelte
altrui.
Risusciti tutti i
personaggi principali, anche e soprattutto quelli più odiosi come Campeyson e Frances Barbary, che di episodio in episodio la voglia di vederli
andare in contro ad un doloroso epilogo diventa sempre più forte. Ma come per
gli attori, anche sui personaggi, a spiccare su tutti sono il Detective Bucket: intelligente e
determinato, ma anche simpatico e soprattutto umano e compassionevole,
rappresenta in assoluto il buono, il giusto che c’è nella storia. Ed Ebenezer Scrooge: uno dei personaggi più
iconici creati da Dickens, portato sullo schermo con grande personalità e
carisma, regala anche le migliore battute dell’intera serie, ciniche e
impregnate del tipico black humor british.
Ma tutti i personaggi, come l’intera storia composta, hanno la capacità, non
solo di interessare, ma anche di avvolgere e affascinare, divertire e allo
stesso tempo commuovere, e per questo Dickensian è una di quelle serie che
rimane impressa nella memoria.
VERDETTO
Il giudizio
complessivo è più che positivo! Dickensian è una serie fatta bene, che racconta
una storia interessante e coinvolgente, e ha saputo traslare egregiamente il
mondo dickensiano, riuscendo a dare ai suoi personaggi, e riproporre quelle
atmosfere fumose, sporche ma magiche che avvolgono e rendono ogni episodio un viaggio nel tempo.
Rimane certo un po’ di amaro in bocca nel finale, perché è chiaro che è stato
scritto con l’intenzione di fare una seconda stagione (ma la BBC ha cancellato
la serie) rimangono tantissime storie da raccontare, e il destino di alcuni
personaggi è rimasto in bilico (personalmente avrei tanto voluto vedere le
vicende del giovane Oliver Twist introdotto nell’ultimo episodio, e l’evolversi
della storia di Mr Scooge con la visita dei tre fantasmi) ma il giudizio rimane
positivo, per una serie che sa soprattutto emozionare.
voto 8
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