sabato 19 novembre 2016

Dirk Gently's Holistic Detective Agency 1x03 Rogue Wall Enthusiasts - La Recensione



Dirk Gently’s Holistic Detective Agency continua il suo folle e surreale viaggio, regalandoci un altro episodio fantastico, che ha come unico difetto quello di durare troppo poco.

Più che sulla trama, in questo episodio ci si concentra sui personaggi, fornendo loro anche un accenno di background, e nel farlo la serie manifesta le sue molteplici tematiche, che danno vita ad un intreccio, affascinante e irresistibile, dove paranormale e fantascienza vanno a braccetto. E soprattutto Dirk Gently’s Holistic Detective Agency, in questo quarto episodio, e soprattutto mediante le indagini di Dirk e Farah Black ribadisce con una forza, che non ammette repliche, quello che è non solo il leitmotive, ma anche la colonna portante di tutta la serie: tutto è connesso, e ogni cosa, anche quella all’apparenza più insignificante o ridicola fa parte del grande piano partorito dal meccanismo perfetto del motore universale, che non conosce coincidenze e fatalità. Ed è il motore universale che porta Dirk e Farah Black a casa di Patrick, proprio nel momento e nel punto esatto in cui doveva essere.

Viene sottolineata con decisione, anche la specularità tra Dirk e Burt: l’uno detective olistico, l’altra assassina olistica. Entrambi consapevoli delle regole che dominano il loro mondo, agiscono e vivono attenendosi solo ed esclusivamente ad esse. E Burt, rappresenta se non la, una delle cose più riuscite della serie. Il personaggio, che è la nemesi perfetta di Dirk, buca letteralmente lo schermo, merito anche di un’ottima Fiona Dourif nell’interpretarla, e ha le potenzialità per diventare un personaggio simbolico. E di sicuro in questi episodio ha offerto alcuni dei momenti migliori della serie, con scene grottesche, deliranti e impregnate di un umorismo macabro, che sono l’espressione perfetta di quello che Dirk Gently’s Holistic Detective Agency è.

E  il parallelismo tra Dirk e Burt non si esaurisce nel loro essere speculari, ma si estende a i loro assistenti: Ken e Todd. Entrambi percorrono lo stesso percorso e allo stesso modo. Si ritrovano imbarcati a forza in questo folle viaggio, senza avere la possibilità di scegliere. Ma se all’inizio si rifiutano di accettare un sistema surreale, che sfugge ad ogni logica umana, e cercano in tutti i modi di tirarsene fuori, alla fine – anche se lontani miglia l’uno dall’altro – prendono consapevolezza del fatto che quello è il loro percorso, quelli sono i loro ruoli, e che Dirk e Burt sono chi dicono di essere, e cosi anche loro due, gli assistenti, abbracciano lo stile, o se vogliamo la religione olistica fondata da Adams.

Mediante gli agenti della CIA, ritorna anche il passato di Dirk, che ammantato – almeno nella serie – di mistero, come per le vicende domestiche di Anna – la sorella di Todd – ha anche il compito di far poggiare, con la punta di un dito, la serie per terra, conferendogli un tono, o meglio una sfumatura di drammaticità, che rende la storia e i personaggi reali quel tanto che basta per potersi immedesimare in loro e soprattutto poter provare empatia per loro, sopperendo così a quello che sarebbe potuto essere un problema per la serie, e cioè quello di vivere e procedere in un modo troppo assurdo e surreale, che per quanto sia affascinante e attrattivo, rischiava però di lasciare freddi sul lato emotivo.

VERDETTO

La serie, arrivata ormai a metà stagione, conferma tutte le buoni impressioni suscitate con il pilot, ed è ragionevole pronosticare che riesca a mantenere questa qualità fino alla conclusione, anche perché la narrazione concentrata in solo otto episodi, riduce il rischio di sbandamenti. L’episodio è una meravigliosa amalgama di situazioni esilaranti, dialoghi grotteschi e surreali, che permetto agli stupendi personaggi di risplendere, e dare vita a momenti di pura goduria. La trama, anche se ancora impossibile da decodificare, procede spedita, senza ma girare a vuoto, anzi, grazie al ritmo incalzante tiene letteralmente incollati allo schermo.

voto 8,5

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