domenica 25 settembre 2016

Recensione: Person of Interest 1x01 - Pilot



Con tantissimo ritardo comincio il recupero di Person of Interest, l’opera con la quale Jonathan Nolan cinque anni fa, entrò nel mondo delle serie tv.
 
Non è il pilot più movimento che abbia visto, e all’apparenza sembra presentare una serie un poco anonima, che si distingue dalla montagna dei procedurali CBS per la particolarità di prevenire il crimine invece che risolverli. Però, intrinsecamente ha una sua profondità, e con la presentazione dei personaggi e delle dinamiche mostra di avere un buon potenziale.  
A fare da miccia e pure fiammifero a tutta la storia è l’undici settembre e lo spettro del terrorismo nato quel giorno. È proprio l’undici settembre che porta i nostri protagonisti, l’ex CIA John Reese (Jim Caviezel) e il misterioso miliardario Harold Finch (Michael Emerson)
,al nastro di partenza di questa storia dalle sfumature leggermente Orwelliane.
Le vite di entrambi sono state cambiate dalla caduta delle Torri Gemelle: John, decise di ritornare nelle forze armate che aveva lasciato da poco perdendo così l’amore della sua vita. Harold, cominciò lo sviluppo e la costruzione della Macchina. Macchina che è a tutti gli effetti il terzo protagonista di questa serie, ed è il fulcro della storia:

You are being watched. The government has a secret system, a machine that spies on you every hour of every day. I know because I built it. I designed the machine to detect acts of terror but it sees everything. Violent crimes involving ordinary people, people like you. Crimes the government considered "irrelevant." They wouldn't act, so I decided I would. But I needed a partner, someone with the skills to intervene. Hunted by the authorities, we work in secret. You'll never find us, but victim or perpetrator, if your number's up... we'll find  you.

Ed è dalla Macchina che prende vita anche la struttura stessa della serie. Ogni episodio è legato a un number, e al nostro duo di disadattati spetta il compito di scoprire se il numero sia la vittima o il carnefice, e agire di conseguenza. Ad accompagnarli in questo viaggio ci sono i personaggi della detective Carter, che sembra decisa ad acciuffare John e il detective corrotto ma di buon cuore Fusco.

Ma questa Macchina, creata da Harold ha il potenziale per portare questa serie oltre il procedurale, oltre il singolo episodio verticale. È una fonte pressoché infinita di spunti e idee, e oltre agli sviluppi di trama, la sua stessa “esistenza” con i  “suoi milioni di occhi e milioni di orecchie” con cui guarda e ascolta tutti, è un invito quasi provocatorio a riflettere sull’eterno dilemma: il fine giustifica i mezzi? E sembra volerci raccontare di un’America che spaventata è pronta a sacrificare sull’altare della sicurezza e del bene superiore ogni diritto alla privacy.

VERDETTO

Tutto sommato positivo, e si possono tralasciare alcune scelte narrative che sembrano andare a combaciare così alla perfezione da sembrare forzate. La serie può offrire tanto, il potenziale non manca. Le cose che più mi sono piaciute:
-          La Macchina, fonte che può generare infinite trame e sottotrame, e può offrire molti spunti di riflessione, che vanno oltre lo schermo televisivo e si adattano perfettamente alla nostra realtà.
-          Michael Emerson con il suo Harold Finch, un personaggio che può nascondere infinite sfaccettature, e invita, invoglia a voler scoprire tutti i misteri che lo avvolgono.
-          La leggera brezza Orwelliana che si respira, che se incanalata nella giusta direzione può trasformarsi in un uragano così travolgente da risucchiare lo spettatore all’interno della storia.
-          La struttura portante su cui si regge la serie, prevenire il crimine, basandosi sui numeri e sull'incompletezza dell'informazione lo diversifica dai soliti crime procedurali.
-          Il confezionamento è buono. La tecnica di produzione se si manterrà costante è di buon livello.
-          Last but not leas New York a fare da sfondo alla storia, e si sa, la Grande Mela è sempre un valore aggiunto non da poco!

Le cose che non mi sono piaciute:
-          John Reese, l’attore che lo interpreta mi piace, e il personaggio è simpatico e ha il suo perché e dona quel tocco fumettistico che non guasta, però il rischio di cliché, stereotipi e “già visto” è dietro l’angolo se non viene gestita bene la sua evoluzione.
-          La detective Carte, con lei si rischia ancor di più di cadere nel cliché del già visto, se non trova la giusta quadratura.
-          I ritimi, per essere un pilot decisamente troppo bassi.

Quindi pilot non dei migliori, ma promosso e con tante aspettative, legate oltre ai contenuti della serie, anche al nome del suo produttore.

Voto 7,5

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