mercoledì 28 settembre 2016

Recensione: Wynonna Earp - Pilot



Il motivo principale per il quale l’ho iniziata (questa estate) è che le serie con protagoniste donne cazzute e sexy mi acchiappano parecchio! E poi, in estate, il trash è molto piacevole, perfetto direi. Si, perché di trash in questa serie ce ne è tantissimo. Un trash assurdo, barocco, ma piacevole...

Wynonna Earp è una produzione Statunitense/canadese, di genere Horror/Fantasy/Western, tratta da un fumetto, che io non ho letto, quindi non saprò dire quanto la riproduzione sia fedele.
Racconta la storia della giovane Wynonna Earp, discendente del leggendario pistolero Wyatt Earp, che si ritroverà a combattere le forze demoniache che infestano la cittadina di Purgatory.

 La serie, con questo Pilot, mette le mani avanti: non è nulla di straordinario!
La tecnica di realizzazione è accettabile, ma niente di più. Ma  la storia sembra essere intrigante, e in grado di intrattenere piacevolmente. Leggera, con una generosa dose di trash, per me è una di quelle serie adatte al periodo estivo o di magra, da guardare senza pretese per riempire quaranta minuti.

L’episodio è scivolato via velocemente, regalando alcune scene che sono delle vere e proprie chicche del trash: su tutte la sorellina di Wynnona, che per rimarcare la proprietà sul territorio e il ragazzo adultero, fucile alla mano, irrompe in una camera da letto sparando alla cieca.

La narrativa è fresca, ma non brillante. E sembra che tutto venga raccontato a velocità troppo elevata, finendo per generare un po’ di confusione. In questo pilot succedono un sacco di cose, forse pure troppe.
Viene introdotta la protagonista, cominciando anche a raccontarne il passato. La caratterizzazione però risulta sommaria, e il personaggio sa un bel po’ di già visto.
Ragazza problematica, ribelle, costretta fin da piccola a badare a se stessa, diventa una donna cazzuta, cinica, ma dall’immancabile buon cuore. E per il funerale dello zio, che poi si scoprirà essere ucciso dai demoni, ritorna dopo anni a Purgatory, la cittadina dove è nata. 

Senza dubbio, la parte più interessante, è quella riguardante la maledizione degli Earp, che si abbatte su ogni erede che compie ventisette anni, e quindi su Wynonna. Scontata invece la dinamica che la porta a stravolgere i suoi piani, e le fa prendere la decisione di rimanere a Purgatory. Frettoloso e buttato a caso il modo in cui, in meno di ventiquattro ore viene reclutata e diventa un agente speciale del corpo dei Marshall.

Ho trovato interessante il Marshall, che sembra essere ben informato sul mondo demoniaco. Ancora più interessante l’uomo del mistero, che dalla mano direi, è lo stesso che è uscito dal pozzo, dal quale Wynonna aveva recuperato la pistola magica che era appartenuta a Wyatt Earp. Pistola che ha il potere di uccidere i demoni, e che merita due parole: Wynnona la buttò anni prima, quando la fattoria in cui viveva con il padre e le due sorelle fu attaccata dai demoni.  A seguito di quest’attacco, la sorella maggiore, e naturale erede degli Earp, Willa venne rapita dagli stessi demoni. E sempre nello stesso attacco perse la vita il padre, ucciso erroneamente da Wynonna proprio con la pistola “magica” nel tentativo di salvarlo.

Le tragedie, i drammi, sono il modo migliore per tirare fuori una caratterizzazione profonda dai personaggi, ma qui a quanto pare non hanno sfruttano bene l’espediente. Anzi, come per la scomparsa della sorella, il tutto sembra molto superficiale, e molto lontano dalle dinamiche interne che dipingono il personaggio di Wynonna. L’unica cosa che emerge, è il senso di inferiorità di Wynonna nei confronti della sorella rapita.

Ma, Wynnona con tutti i suoi cliché e tutte le esagerazioni narrative che ne derivano, tutto sommato mi piace. È simpatica, è sexy, è cazzuta. Come mi piace Melanie Scrofano, l’attrice che la interpreta.
Molto belle ed evocative le atmosfere e l’ambientazione, che cercano di dare vita a un western dai toni horror.

VERDETTO

Pistole che volano e cadano nel punto esatto dove devono cadere, proiettili che fanno centro tracciando diagonali perfette come fossero palle da biliardo, calci volanti, cliché narrativi a non finire... insomma il trash e la tamarragine la fanno da padroni, e credo proprio sarà il tratto caratteristico della serie, che alcuni forse chiameranno “lato fumettoso” .
Comunque nel complesso non mi dispiace, e la storia mi ha incuriosito abbastanza per proseguire la visione, ma consapevole di cosa sto andando a guardare. Non è una serie da prendere sul serio, è più un guilty pleasure. Si guarda con molto piacere nei pigri giorni d’estate, nelle sere “morte”, ma senza tante pretese.  E certo, non è neppure una serie sul quale scrivere una recensione ad ogni episodio. Ci scriverò a stagione conclusa, per dare un giudizio complessivo (se ci arriverò)

Voto 5,5

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