When you find that one person who connects you to the world, you become someone different. Someone better. When that person is taken from you, what do you become then?
Una vera e propria
perla! Con una costruzione non solo originale ma anche elegante, va a chiudere
in modo poetico il cerchio di John. Peccato per alcune scelte narrative
discutibili, senza le quali, si potrebbe esclamare capolavoro assoluto!
Non per caso tutto
avviene nel giorno del compleanno di John. Questo è stato il suo episodio! E
sia il personaggio che l’attore hanno risposto presente, dando il meglio. Questo è stato possibile perché non c’era il
supereroe invincibile, ma l’uomo. L’uomo spezzato e arrivato ad un passo dalla
fine, caratterizzato da tante fragilità, dai rimorsi, dalle incertezze.
Cominciano ad arrivare
le risposte alle domande sul suo passato. Risposte che hanno fatto un lungo
giro, attraversando una grande tragedia, e si sono rivelate parte di un cerchio
drammatico, ma poetico e perfetto iniziato ancor prima del suo viaggio in metropolitana. E ora, le parole
dette da Harold nel primo episodio “I’ve been watching you for a long tmie,
John” acquistano un altro senso, e un altro sapore dal retrogusto malinconico.
Come è caratteristica
della serie, viene utilizzato un caso analogo alla storia che viene raccontata
nei flashback – il marito ossessionato, malato, che è pronto ad uccidere la
moglie, ma non lasciarla andare via – che si incastra perfettamente, facendoci
scoprire cosa è successo a Jessica, la donna che John amava. Anche lei è stata
vittima del marito, che in preda a un raptus di rabbia l’ha uccisa. E per
questo John è divorato dal rimorso, per questo lo vediamo ridotto uno straccio
sulla metropolitana (nel primo episodio). Lui ha lasciato Jessica perché
convinto meritasse di meglio, meritasse qualcuno più presente, ma questo
qualcuno l’ha uccisa.
E magistrale è stato
il modo in cui è stata ricostruita l’intera storia, tramite tre punti di vista
diversi: quello di John, quello di Harold e quello di Carter, e il tutto è
stato armonizzato alla perfezione, dai meravigliosi flashback.
Ma dicevo è stata la chiusura perfetta del
cerchio, proprio perché la storia di John si intreccia a quella di Harold in un
cerchio perfetto, iniziato ancor prima degli avvenimenti del pilot, ma, che
dopo un percorso, per nulla semplice, li riporta al punto di partenza, e ancora
più legati.
Harold, comincia a
“osservare” John proprio nel momento in cui sopravvissuto alla trappola della
CIA in Cina, ritorna in America per ritrovare Jessica (non sapendo però che era
sta uccisa). E Harold, si ritrova nello stesso luogo New Rochelle - nel quale nel
presente si ritroverà pure Carter – proprio perché stava indagando sul numero
di Jessica.
E nei flashback,
vediamo John, scontrarsi accidentalmente con l'allora sconosciuto Harold. Una
scena di pochi secondi, ma dalla grande potenza espressiva, e anche visiva,
perché da quel momento in poi, gli ultimi minuti dell’episodio, sono un alternarsi
di passato e presente, sorretti da una magnifica e quanto mai azzeccata colonna
sonora, di grande impatto emotivo, che si concludono con John e Harold seduti
sulla stessa panchina del primo episodio.
E al termine di questo
episodio, trova risposta anche la domanda che ha aperto l’intera serie: When you find that one person who connects
you to the world, you become someone different. Someone better. When that person is taken from you,
what do you become then?
e la risposta sta nel
rapporto che si è instaurato tra John e Harold. John, sarebbe diventato una
persona peggiore, o peggio, forse non ci sarebbe più, senza Harold. L’amicizia
di Harold, e lo scopo che gli ha dato, lo hanno salvato da se stesso e
dai fantasmi che lo perseguitavano.
Ma, dopo tante belle
parole, arriva il momento anche di qualche critica...perché nella scrittura
magistrale, che ha saputo fare ordine, con grande eleganza, sul passato e sul
personaggio di John, stona, la scelta narrativa di lasciare aperto e in dubbio
il destino di Peter, l’assassino di Jessica.
Infatti, arrivati alla
conclusione dell’episodio, soprattutto dopo i dialoghi tra la Carter e John, è
impossibile dire con certezza se Peter sia stato ucciso da John, o sia stato
spedito sempre da John in un carcere Messicano, come ha fatto con Jennings (il marito
che voleva uccidere la moglie nel caso).
Questa ambiguità è sta
una scelta narrativa sbagliata in questo contesto. Per caratterizzare al meglio
John, per risaltarne la drammaticità e mostrare il suo cambiamento iniziato
dopo aver conosciuto Harold, Peter doveva essere morto senza se e senza ma. Era
necessario un tratteggio netto.
VERDETTO
Un ottimo episodio che
sarebbe potuto essere un masterpieces. Forte emotivamente, ha reso impossibile
non empatizzare per John. John, che è stato protagonista assoluto, mostrando un
volto inusuale, ma molto gradito, molto più profondo e complesso dell’eroe
indistruttibile che siamo abituati a vedere. E vanno fatti i complimenti anche
a Jim Caviezel che ha dato una prestazione più che ottima, perfetta. E ottima è
stata anche l’idea di raccontare la storia utilizzando i punti di vista dei
personaggi, coadiuvando e armonizzando il tutto con i meravigliosi e intensi
flashback. La cosa che proprio non mi va già, è la scelta narrativa che lascia
nell’ambiguità il destino di Peter. Peccato! Rimane senza dubbio uno degli
episodi migliori, ma, sarebbe potuto essere il migliore!
Voto 8
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