"I know how you feel. Your need to understand. But believe me, Mr. Peck, this is a mystery you do not want to solve. Knowing the answer has cost me something I value more than my own life."
Ottimo preludio al
finale di stagione. Quasi speculare all’episodio precedente, questo ha fatto il
punto su Harold, sul suo passato e sul prezzo che ha dovuto pagare per aver
costruito la Macchina.
Che Harold fosse un
grande personaggio l’ho detto e ridetto più volte, e dopo questa puntata lo
ripeto con ancora più convinzione. Tra alti e bassi, tutti i personaggi di
questa serie sono interessanti e più o meno piacevoli. E proprio il buon lavoro
di introspezione su di loro, le varie interazioni, l’evoluzione dei rapporti
hanno retto la serie nei momenti in cui sembrava avere una storia poco
interessante da raccontare. Ma, senza voler screditare gli altri, Harold Finch è il personaggio della serie!
E la buona scrittura, la caratterizzazione complessa e profonda, sono
supportate alla perfezione da un grande attore, che sta dando vita ad un
personaggio che ha tutte le carte in regola per entrare nella storia della
serialità televisiva.
Anche qui abbiamo dei
flashback meravigliosi e rivelatori, ma, se nell’episodio dedicato a John,
supportavano per il similitudine la storia, qui fanno da contrappunto. Contrappongono l’Harold del passato a quello del
presente: Harold ha creato la Macchina con l’unico scopo di fare del bene, per provare
a rendere veramente il mondo più sicuro.
Ma, ignorava completamente il prezzo personale che avrebbe dovuto pagare per la
sua creazione, come ignorava il fatto che, ci sarebbero state delle conseguenze
negative per altre persone. Infatti, il number
di questo episodio è Harry Peck, un analista del NSA, che per senso del dovere
e bisogno di chiarezza finisce per fare domande proprio sulla Macchina e questo
lo metterà, inevitabilmente, in pericolo mortale.
Il prezzo e le
conseguenze dell’esistenza della Macchina sono le cose illustrate da questo
episodio. Le conseguenze che ne derivano, non solo per Harold che è costretto a
vivere in clandestinità, ma anche per persone completamente estranee, che inconsapevolmente
si ritrovano invischiate in situazioni molto più grandi di loro, come Peck, il
quale, ostinato nel voler far luce sulla situazione in cui si è ritrova,
finisce nel mirino degli uomini del
governo ai quali anni prima è stata venduta la Macchina. E John e Harold devono
faticare il doppio per riuscire a salvarlo. La sua determinazione, costringe
Harold a giocarsi il tutto per tutto: da a Peck le risposte che cerca, ma lo
invita a smettere di fare domande, a sparire (gli da una nuova identità e dei
soldi). A sparire come fece lui anni prima, rinunciando alla sua vita, e a Grace,
la donna che amava. Grace che fa una breve apparizione nei momenti finali dell’episodio
(l’attrice è la moglie di Emerson) e nel dialogo che ha con John (i pedinamenti
a Harold danno i suoi frutti) possiamo ritrovare gli ultimi pezzi per
ricostruire una piccola parte del puzzle (perché ancora di domande ce ne sono
tante!): Harold ha inscenato la sua
morte per tenerla al sicuro. Perché come dice lo stesso
Harold a John “...By the time I realized it, it was too late for me. But not for her.
You see, Mr. Reese, if knowing about the machine is like a virus, that makes me
patient zero. Simply being near me was putting her life in danger.”
Tutto questo potrebbe
bastare, ma l’episodio va oltre. Innestando nuove trame e nuovi punti di
domanda. I punti di domanda riguardano il passato: nei flashback vediamo che è
stato Nathan a creare la backdoor nella Macchina per poter accedere alla lista
dei numeri irrilevanti. E questo lo ha fatto all’insaputa di Harold, che era
deciso a blindare la Macchina al costo di sacrificare gli irrelevants.
E alle tante trame
aperte, ai tanti personaggi in gioco si va ad unire Alicia Corwin (l’amica di
Nathan che lavorava per il governo e che ha mediato la vendita della Macchina)
che contattata da Peck, mentre cercava di venire a capo della sua situazione, finisce,
proprio tramite Peck, non solo per
identificare Harold ma a scoprire che è stato lui, e non Nathan ha costruire la
Macchina.
E tutto questo va ad
aumentare, e non di poco, le aspettative sull’evoluzione della serie. Oltre a
rendere la storia sempre più piacevolmente complessa e ricca di tensione.
VERDETTO
Un episodio veramente
eccezionale, tra i migliori della serie. Ci illumina sul passato di Harold, e
ci mostra il prezzo che ha dovuto pagare per la costruzione della Macchina. Il
prezzo che ha dovuto pagare per aver cercato di fare del bene. E Harold, si
conferma il personaggio della serie, e l’attore in questa occasione ha sfoderato
una prestazione magistrale! Nei dialoghi con Peck e nella passeggiata lungo il
viale della tristezza e dei ricordi con John, è stato semplicemente monumentale!
Ma non evolve solo il suo personaggio, ma l’intera storia. Perché sono state
date alcune risposte, ma altre domande sono state poste, e altre trame sono
state aperte.
E a rendere ottimo
questo episodio è stato anche il contorno, dove spicca Fusco, il quale oltre a
portare avanti la sua trama, ci regala una delle scene più esilaranti dell’intera
serie: la sua espressione durante il monologo di Peck in centrale è impagabile!
Perché Person of Interest, neppure in episodi cosi intensi e drammatici, rinuncia
allo humor, e oltre a Fusco, devo dire che tutte le scene “divertenti” o se
vogliamo fumettose sono state gestite alla grande. Rimane qualche sbavatura,
come lo scontro corpo a corpo tra John e l’uomo del governo, dove sia gli
attori che gli stunt erano plastici e sembravano delle action figures, ma il
complesso funziona tutto cosi dannatamente bene, che si perdonano senza troppi sforzi.
Viste le premesse dal
season finale mi aspetto veramente tanto!
Voto 8,5
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