domenica 2 ottobre 2016

Recensione: Person of Interest 1x22 - No Good Deed



"I know how you feel. Your need to understand. But believe me, Mr. Peck, this is a mystery you do not want to solve. Knowing the answer has cost me something I value more than my own life."


Ottimo preludio al finale di stagione. Quasi speculare all’episodio precedente, questo ha fatto il punto su Harold, sul suo passato e sul prezzo che ha dovuto pagare per aver costruito la Macchina.

Che Harold fosse un grande personaggio l’ho detto e ridetto più volte, e dopo questa puntata lo ripeto con ancora più convinzione. Tra alti e bassi, tutti i personaggi di questa serie sono interessanti e più o meno piacevoli. E proprio il buon lavoro di introspezione su di loro, le varie interazioni, l’evoluzione dei rapporti hanno retto la serie nei momenti in cui sembrava avere una storia poco interessante da raccontare. Ma, senza voler screditare gli altri, Harold Finch è il personaggio della serie! E la buona scrittura, la caratterizzazione complessa e profonda, sono supportate alla perfezione da un grande attore, che sta dando vita ad un personaggio che ha tutte le carte in regola per entrare nella storia della serialità televisiva.

Anche qui abbiamo dei flashback meravigliosi e rivelatori, ma, se nell’episodio dedicato a John, supportavano per il similitudine la storia, qui fanno da contrappunto. Contrappongono l’Harold del passato a quello del presente: Harold ha creato la Macchina con l’unico scopo di fare del bene, per provare a rendere  veramente il mondo più sicuro. Ma, ignorava completamente il prezzo personale che avrebbe dovuto pagare per la sua creazione, come ignorava il fatto che, ci sarebbero state delle conseguenze negative per altre persone. Infatti, il number di questo episodio è Harry Peck, un analista del NSA, che per senso del dovere e bisogno di chiarezza finisce per fare domande proprio sulla Macchina e questo lo metterà, inevitabilmente, in pericolo mortale.

Il prezzo e le conseguenze dell’esistenza della Macchina sono le cose illustrate da questo episodio. Le conseguenze che ne derivano, non solo per Harold che è costretto a vivere in clandestinità, ma anche per persone completamente estranee, che inconsapevolmente si ritrovano invischiate in situazioni molto più grandi di loro, come Peck, il quale, ostinato nel voler far luce sulla situazione in cui si è ritrova, finisce nel mirino  degli uomini del governo ai quali anni prima è stata venduta la Macchina. E John e Harold devono faticare il doppio per riuscire a salvarlo. La sua determinazione, costringe Harold a giocarsi il tutto per tutto: da a Peck le risposte che cerca, ma lo invita a smettere di fare domande, a sparire (gli da una nuova identità e dei soldi). A sparire come fece lui anni prima, rinunciando alla sua vita, e a Grace, la donna che amava. Grace che fa una breve apparizione nei momenti finali dell’episodio (l’attrice è la moglie di Emerson) e nel dialogo che ha con John (i pedinamenti a Harold danno i suoi frutti) possiamo ritrovare gli ultimi pezzi per ricostruire una piccola parte del puzzle (perché ancora di domande ce ne sono tante!):  Harold ha inscenato la sua morte per tenerla al sicuro. Perché come dice lo stesso  Harold a John “...By the time I realized it, it was too late for me. But not for her. You see, Mr. Reese, if knowing about the machine is like a virus, that makes me patient zero. Simply being near me was putting her life in danger.”

Tutto questo potrebbe bastare, ma l’episodio va oltre. Innestando nuove trame e nuovi punti di domanda. I punti di domanda riguardano il passato: nei flashback vediamo che è stato Nathan a creare la backdoor nella Macchina per poter accedere alla lista dei numeri irrilevanti. E questo lo ha fatto all’insaputa di Harold, che era deciso a blindare la Macchina al costo di sacrificare gli irrelevants.
E alle tante trame aperte, ai tanti personaggi in gioco si va ad unire Alicia Corwin (l’amica di Nathan che lavorava per il governo e che ha mediato la vendita della Macchina) che contattata da Peck, mentre cercava di venire a capo della sua situazione, finisce, proprio tramite Peck,  non solo per identificare Harold ma a scoprire che è stato lui, e non Nathan ha costruire la Macchina.
E tutto questo va ad aumentare, e non di poco, le aspettative sull’evoluzione della serie. Oltre a rendere la storia sempre più piacevolmente complessa e ricca di tensione.

VERDETTO

Un episodio veramente eccezionale, tra i migliori della serie. Ci illumina sul passato di Harold, e ci mostra il prezzo che ha dovuto pagare per la costruzione della Macchina. Il prezzo che ha dovuto pagare per aver cercato di fare del bene. E Harold, si conferma il personaggio della serie, e l’attore in questa occasione ha sfoderato una prestazione magistrale! Nei dialoghi con Peck e nella passeggiata lungo il viale della tristezza e dei ricordi con John, è stato semplicemente monumentale! Ma non evolve solo il suo personaggio, ma l’intera storia. Perché sono state date alcune risposte, ma altre domande sono state poste, e altre trame sono state aperte.
E a rendere ottimo questo episodio è stato anche il contorno, dove spicca Fusco, il quale oltre a portare avanti la sua trama, ci regala una delle scene più esilaranti dell’intera serie: la sua espressione durante il monologo di Peck in centrale è impagabile! Perché Person of Interest, neppure in episodi cosi intensi e drammatici, rinuncia allo humor, e oltre a Fusco, devo dire che tutte le scene “divertenti” o se vogliamo fumettose sono state gestite alla grande. Rimane qualche sbavatura, come lo scontro corpo a corpo tra John e l’uomo del governo, dove sia gli attori che gli stunt erano plastici e sembravano delle action figures, ma il complesso funziona tutto cosi dannatamente bene, che si  perdonano senza troppi sforzi.

Viste le premesse dal season finale mi aspetto veramente tanto!

Voto 8,5

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