Non un episodio
perfetto, questo è sicuro, ma mi è piaciuto! I minuti sono passati senza mai pesare,
e sono state gettate le basi per avere un buon finale di stagione.
Partiamo da Abs, un personaggio
che io non ho mai amato particolarmente, anzi, a dirla tutta, è uno dei
personaggi dei quali farei volentieri a meno, e quindi molte volte,
sicuramente, questo influenza le mie opinioni su di lei, ma, detto questo, io
continuo a trovarla mal gestita, soprattutto se paragonata alle prime stagioni,
dove, pur sempre caratterizzata da un’ipocrisia scontata e quasi dovuta, il suo
operato aveva un senso e un riscontro. Invece ora, soprattutto per quanto
riguarda la situazione del tumore, l’ho trovata completamente fuori dalla
realtà. Come ho trovato, non solo privo di mordente, ma anche fini a se stesse
le preoccupazioni, i dubbi, i primi rimorsi che comincia a palesare sulla
scelta fatta fatta.

Mickey invece non smette mai di sorprendermi. È un uomo molto cambiato, con una nuova coscienza. Fosse stato quello delle prime stagioni, con i soldi in mano, non avrebbe resistito alla tentazione di abbandonare Ray per salire sul primo treno per Boston. Invece fa la cosa giusta, mette la famiglia prima di tutto. (nella scena in cui recupera i soldi dall’armadietto, sembra esserci, un omaggio a C’era una volta in America.)
Voight poi ci delizia
con l’ennesima prestazione spettacolare nel viaggio a Las Vegas per puntare la
scommessa contro Hector. Certo, un po’ forzato il gioco di coincidenze perfette
in stile Breaking Bad che, con la morte improvvisa dell’allibratore di Ray, lo
portano a trovare un altro tramite per piazzare la scommessa. Accettabile per
l’economia dell’episodio, ma la serie sappiamo che può fare molto meglio.
Dicevo che Mickey è
cambiato, anche se alcune inclinazioni restano. E sono quelle innate, e che gli
hanno permesso di sopravvivere. Perché se Ray avesse accettato il suo
consiglio, di entrare nel programma protezioni testimoni e aiutare l’FBI ad
arrestare gli esponenti della mafia russa, a me sarebbe caduto un mito, ma,
andando oltre il codice e l’onore dei criminali, Mickey alla fine è forse il
più saggio di tutti, perché Ray si trova in una situazione veramente difficile,
resa ancora più complicata dalle indagini portate avanti dall’FBI. E proprio l’entrata
in gioco dell’FBI è il frutto di una forzatura di trama, che fa un po’ storcere
il naso. Perché Ray che si lascia dietro il filmato con la registrazione della
notte in cui ha ucciso Bellikov, è poco credibile. Una svista simile, da parte
del nostro fixer è una cosa fuori personaggio. Ma qui è chiaro che la
colpa non è di Ray, ma degli scrittori.
Ma, ormai le cose sono
fatte, e Ray si ritrova tra l’incudine e il martello. Da una parte i russi,
dall’altra l’FBI, che guidati da un determinato Frank, che sembra aver trovato
le palle che gli mancavano nelle stagioni precedenti, mettono proprio alle
corde il nostro fixer: ritracciano Sonia,
la riportano indietro e la convincono a collaborare.
Durante la scena negli
uffici dell’FBI Ray mi ha ricordato molto Tony nel penultimo episodio della
prima stagione dei Soprano, e magari in questo caso sarò io a vederci più
richiami di quanti in realtà ci siano, ma, in generale il personaggio di Ray
Donovan, come la moltitudine di antieroi nati nell’ultimo decennio televisivo,
è in debito con quello di Tony Soprano, dal quale ne riprende la
caratterizzazione sfaccettata, la complessità interiore, e il vivere sulla
linea che traccia il confine tra bene e male.
E ritornando agli
avvenimenti dell’episodio, come ogni antieroe che si rispetti, opportunista,
pratico e con l’istinto innato di sopravvivenza, Ray presenta il conto a Hector
per aver insabbiato l’omicidio di Marisol: devrà perdere l’incontro, in modo
che con la vincita della scommessa Ray possa ripagare i russi. Hector sarà
costretto ad ubbidire, ma, temo che se andrà al tappeto ci sarà un brutto contraccolpo
psicologico su Terry.
Terry che ha trovato
un nuovo slancio vitale, oltre che uno scopo, nel fare da allenatore a Hector.
Comunque, parlando di Terry,la sua onestà, quasi ingenua, è commovente.
Come dall’inizio,
rimane traballante la storia di Teresa, che tornata lucida di colpo quasi
costringe Bunch, per il bene a suo dire della figlia, ad allontanarsi da Ray e
Mickey. Certo, questa scelta comporta anche delle gioie per noi spettatori, perché
per tenerli al sicuro Bunch si porta dietro anche Bridget e soprattutto Connor,
che in questa stagione è diventato una piaga insopportabile, e mi ha fatto rivalutare
al rialzo e apprezzare la sorella. Perché Bridget paragonata a Connor è oro
puro! Però, nonostante questo, arrivati ad un episodio dalla fine, la storia di
Teresa e Bunch si conferma la più debole e peggio gestita della stagione. E fa
storcere il naso, se pensiamo che le dinamiche e le problematiche familiari dei
Donovan sono il tratto caratteristico di questa serie, e nelle stagioni passate
sono state sviluppate sempre con una certa cura.
VERDETTO
Come ho detto non è un
episodio perfetto, rimangono delle sbavature e alcune cose fuori posto, come
per l’intera stagione, ma nel complesso funzione, è sono state gettate le basi
per un finale intenso e molto complicato. Perché il nostro Ray non è mai stato
cosi vicino a perdere la partita. Anzi, sembra proprio che l’abbia persa, tra l’FBI
che ha in mano Sonia e i Russi che lo tengono per le palle, Ray è con le spalle
al muro. E l’hype per vedere cosa farà, se ha qualche asso nella manica è molto
alto. Quindi possiamo dire, che nonostante la partenza sottotono, la serie è
risuscita ha correggere il tiro, facendo quadrare la storia, e generando la
giusta atmosfera tesa e hyposa nell’attesa del finale. Certo personalmente
continuo a maledire gli autori che riservano sempre pochissimo spazio a Lena,
ma questo lo faccio dalla prima stagione, comunque sono felice che alla fine
Ray sia riuscito a riportare a casa Avi.
Voto 8-
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