martedì 4 ottobre 2016

Recensione: Ray Donovan 4x11 - Chinese Algebra



Non un episodio perfetto, questo è sicuro, ma mi è piaciuto! I minuti sono passati senza mai pesare, e sono state gettate le basi per avere un buon finale di stagione.

Partiamo da Abs, un personaggio che io non ho mai amato particolarmente, anzi, a dirla tutta, è uno dei personaggi dei quali farei volentieri a meno, e quindi molte volte, sicuramente, questo influenza le mie opinioni su di lei, ma, detto questo, io continuo a trovarla mal gestita, soprattutto se paragonata alle prime stagioni, dove, pur sempre caratterizzata da un’ipocrisia scontata e quasi dovuta, il suo operato aveva un senso e un riscontro. Invece ora, soprattutto per quanto riguarda la situazione del tumore, l’ho trovata completamente fuori dalla realtà. Come ho trovato, non solo privo di mordente, ma anche fini a se stesse le preoccupazioni, i dubbi, i primi rimorsi che comincia a palesare sulla scelta fatta fatta.

Mickey invece non smette mai di sorprendermi. È un uomo molto cambiato, con una nuova coscienza. Fosse stato quello delle prime stagioni, con i soldi in mano, non avrebbe resistito alla tentazione di abbandonare Ray per salire sul primo treno per Boston. Invece fa la cosa giusta, mette la famiglia prima di tutto. (nella scena in cui recupera i soldi dall’armadietto, sembra esserci, un omaggio a C’era una volta in America.)
Voight poi ci delizia con l’ennesima prestazione spettacolare nel viaggio a Las Vegas per puntare la scommessa contro Hector. Certo, un po’ forzato il gioco di coincidenze perfette in stile Breaking Bad che, con la morte improvvisa dell’allibratore di Ray, lo portano a trovare un altro tramite per piazzare la scommessa. Accettabile per l’economia dell’episodio, ma la serie sappiamo che può fare molto meglio.
Dicevo che Mickey è cambiato, anche se alcune inclinazioni restano. E sono quelle innate, e che gli hanno permesso di sopravvivere. Perché se Ray avesse accettato il suo consiglio, di entrare nel programma protezioni testimoni e aiutare l’FBI ad arrestare gli esponenti della mafia russa, a me sarebbe caduto un mito, ma, andando oltre il codice e l’onore dei criminali, Mickey alla fine è forse il più saggio di tutti, perché Ray si trova in una situazione veramente difficile, resa ancora più complicata dalle indagini portate avanti dall’FBI. E proprio l’entrata in gioco dell’FBI è il frutto di una forzatura di trama, che fa un po’ storcere il naso. Perché Ray che si lascia dietro il filmato con la registrazione della notte in cui ha ucciso Bellikov, è poco credibile. Una svista simile, da parte del nostro fixer è una cosa fuori personaggio. Ma qui è chiaro che la colpa  non è di Ray, ma degli scrittori.

Ma, ormai le cose sono fatte, e Ray si ritrova tra l’incudine e il martello. Da una parte i russi, dall’altra l’FBI, che guidati da un determinato Frank, che sembra aver trovato le palle che gli mancavano nelle stagioni precedenti, mettono proprio alle corde il nostro fixer:  ritracciano Sonia, la riportano indietro e la convincono a collaborare.
Durante la scena negli uffici dell’FBI Ray mi ha ricordato molto Tony nel penultimo episodio della prima stagione dei Soprano, e magari in questo caso sarò io a vederci più richiami di quanti in realtà ci siano, ma, in generale il personaggio di Ray Donovan, come la moltitudine di antieroi nati nell’ultimo decennio televisivo, è in debito con quello di Tony Soprano, dal quale ne riprende la caratterizzazione sfaccettata, la complessità interiore, e il vivere sulla linea che traccia il confine tra bene e male.
E ritornando agli avvenimenti dell’episodio, come ogni antieroe che si rispetti, opportunista, pratico e con l’istinto innato di sopravvivenza, Ray presenta il conto a Hector per aver insabbiato l’omicidio di Marisol: devrà perdere l’incontro, in modo che con la vincita della scommessa Ray possa ripagare i russi. Hector sarà costretto ad ubbidire, ma, temo che se andrà al tappeto ci sarà un brutto contraccolpo psicologico su Terry.
Terry che ha trovato un nuovo slancio vitale, oltre che uno scopo, nel fare da allenatore a Hector. Comunque, parlando di Terry,la sua onestà, quasi ingenua, è commovente.

Come dall’inizio, rimane traballante la storia di Teresa, che tornata lucida di colpo quasi costringe Bunch, per il bene a suo dire della figlia, ad allontanarsi da Ray e Mickey. Certo, questa scelta comporta anche delle gioie per noi spettatori, perché per tenerli al sicuro Bunch si porta dietro anche Bridget e soprattutto Connor, che in questa stagione è diventato una piaga insopportabile, e mi ha fatto rivalutare al rialzo e apprezzare la sorella. Perché Bridget paragonata a Connor è oro puro! Però, nonostante questo, arrivati ad un episodio dalla fine, la storia di Teresa e Bunch si conferma la più debole e peggio gestita della stagione. E fa storcere il naso, se pensiamo che le dinamiche e le problematiche familiari dei Donovan sono il tratto caratteristico di questa serie, e nelle stagioni passate sono state sviluppate sempre con una certa cura.

VERDETTO

Come ho detto non è un episodio perfetto, rimangono delle sbavature e alcune cose fuori posto, come per l’intera stagione, ma nel complesso funzione, è sono state gettate le basi per un finale intenso e molto complicato. Perché il nostro Ray non è mai stato cosi vicino a perdere la partita. Anzi, sembra proprio che l’abbia persa, tra l’FBI che ha in mano Sonia e i Russi che lo tengono per le palle, Ray è con le spalle al muro. E l’hype per vedere cosa farà, se ha qualche asso nella manica è molto alto. Quindi possiamo dire, che nonostante la partenza sottotono, la serie è risuscita ha correggere il tiro, facendo quadrare la storia, e generando la giusta atmosfera tesa e hyposa nell’attesa del finale. Certo personalmente continuo a maledire gli autori che riservano sempre pochissimo spazio a Lena, ma questo lo faccio dalla prima stagione, comunque sono felice che alla fine Ray sia riuscito a riportare a casa Avi.

Voto 8-

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