Continua a piacermi!
Questo secondo episodio, conferma le prime impressioni di solidità che ho avuto
sulla serie: la messa in scena, pur non appariscente o geniale, è curata, e la storia
si fa sempre più interessante
La storia si sta
meravigliosamente aggrovigliando, ed è chiaro che, con il tempo, si dipanerà su
due filoni separati ma anche paralleli, che potranno intrecciarsi facilmente
all’occorrenza.
Vengono resi alla
perfezione tutti i giochi di potere, i doppi giochi, gli intrallazzi politici,
che non possono mancare in una storia come questa. E pur, come ho detto anche
nella recensione all’episodio precedente, trattando tematiche molto
inflazionate, la narrazione riesce, magistralmente, ad evitare cliché e stereotipi.
E da apprezzare anche, almeno per ora, il modo in cui stanno trattando
tematiche attuali e alle volte delicate, senza scadere nell’eccessivo buonismo
o nelle demonizzazioni, facendo sfoggio anzi di una buona dose autoironia, che
è cosa molto apprezzata!
E apprezzo ancora di
più la cura nella scrittura, perché Berlin Station mi ricorda molto un’altra
serie debuttata quest’anno: Designated
Survivor. Abbracciano alcune tematiche comuni, come la lotta al terrorismo,
ma gli autori di Berlin Station sono riusciti a non cadere nella retorica
scontata, nei luoghi comuni che a tratti sembrano slogan politici di bassa
lega, che invece caratterizzano e paralizzano la scrittura di Designated
Survivor. Ecco, la scrittura, è sicuramente, a fronte di questi primi due
episodi, uno dei punti forti di questa serie: complessa ma curata, e dopo la
conclusione del precedente episodio con la rivelazione subitanea dell’identità
di Thomas Shaw, in questo finale vengono rimescolate ancora una volta le
carte, rendendo il tutto ancora più
interessante e imprevedibile. Il finale, con Thomas Shaw che si rivela
direttamente a Daniel, ci regala un plot twist dai risvolti imprevedibili. E la
serie cosi, si dimostra anche, ottima per gli spettatori “attivi” perché c’è
tanto spazio per le teorie e gli intrippi.

Emerge bene la
caratterizzazione di Thomas Shaw/Hector Dejean, che seppur ha buttato la
maschera fin da subito, rimane ancora tutto da scoprire e da inquadrare. Non è
un anarchico e/o una scheggia impazzita, anzi, sembra che le sue azioni –
rendere pubbliche informazioni segrete della CIA – siano guidate da un qualche
ideale superiore, e mirino ad uno scopo ben preciso. Ho apprezzato molto la
tridimensionalità internata che gli stanno dando: non un antagonista fatto di
stereotipi mischiati con il nulla, ma un uomo con delle idee, delle convinzioni
e anche tante fragilità.
E alla già nutrita schiera di personaggi, che
rendono oltremodo appetibile la storia, se ne aggiungo altri, tutti
potenzialmente interessanti e utili, che conferiscono ancora più complessità e
spessore alla serie.
VERDETTO
Molto positivo! La
serie acquisisca spessore e dinamismo, con la storia che pur aggrovigliandosi
comincia anche dipanarsi, facendosi ancora più interessante e tesa. Come
interessanti sono tutti personaggi, che ben portati sullo schermo, stanno
cominciando ad acquisire tridimensionalità e prendere forma. E oltre a questo,
l’episodio riesce perfettamente nel suo intento primario: generare hype e invogliare a proseguire. Gli autori scoprono alcune
delle loro carte, ma invece di dare risposte aggiungono altre domande e il
mistero si fa sempre più fitto.
Voto 7,5
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