giovedì 27 ottobre 2016

Flash Review - Designated Survivor 1x04 The Enemy



La serie rimane sullo stesso (basso) livello, e di episodio in episodi diventa sempre più una fucina di slogan impregnati di un buonismo banale e completamente fuori dalla realtà.
Le indagini portate avanti da Maggie Q seguono il copione del cliché narrativo: il sospettato non può essere sospettato perché aldilà di ogni sospetto , e la stessa banalità la ritroviamo nei dialoghi “quest'uomo ha passato la vita a serivire il suo paese”.  Inevitabilmente la bella Maggie intraprenderà un cammino duro e faticoso, durante il quale inevitabilmente verrà accusata di pazzia o tradimento, ma alla fine, forte della sua stoicità, scoprirà la verità... 'nsomma le solite cose. E per come la stanno dipingendo, il personaggio (non lei che è troppo bella) comincia già a irritarmi.
Invece mi è piaciuto più del solito Kirkman, e a 'sto punto spero proprio rimanga in questa modalità perché gli scleri ad intermittenza, le evoluzioni e involuzioni a buz alternati non lo rendono complesso o profondo, al massimo bipolare.

Il buonismo trasudato da questa serie rasenta il ridicolo:  "difendiamo i nostri soldati che combattono dall'altra parte del mondo per il nostro paese” slogan di una politica buonista e completamente fuori dal mondo.  Buonismo da famiglia del mulino bianco che prosegue nel personaggio della moglie di Kirkman - con Natascha McElhone imbarazzante nel recitare - che (guarda caso) è un avvocato che si occupa di difenderee gli immigrati, e che stringe un patto con il diavolo per salvare (guarda caso) dal rimpatrio un immigrata.
Interessante la situazione del Michigan che cerca di ammutinarsi, riesce a generare un minimo di tensione (fino ad ora completamente assente), anche se il modo in cui Emily (il consigliere speciale del presidente) riesce a mettere nel sacco il governatore Royce è un’autentica assurdità. E Kirkman alla fine, anche se poco credibile la sua risolutezza, mi è piaciuto.

E niente, la serie rimane su un livello qualitativo basso, e di episodio in episodio si mostra sempre più distante dalla realtà (realtà alla quale sembrava voler puntare la storia), e si comincia a notare pure l'inevitabile allunghiamo il brodo: si cincischia stiracchiando le situazioni  per riempire minuti ed episodi. Qualche spunto interessante lo riesce a conservare, ma nel complesso rimane una serie nata vecchia, con un modo di costruire la propria storia scontato e spesso banale. E tra le altre cose, è anche l’ennesimo manifesto anti Trump, e non che mi dispiaccia, però non fa altro che rendere ancora più stucchevole e ripetitivo il tutto.

voto 5,5  

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