Questo secondo
episodio mette in bella mostra tutti i problemi e tutti i limiti della serie.
Dimostrando che a reggere l’intero impianto narrativo è solo ed esclusivamente
la soluzione dell’enigma, perché chiaramente i personaggi mancano totalmente
del fascino e soprattutto del carisma necessario a reggere la storia con le
loro evoluzioni e vicissitudini.
Lo stesso protagonista, Kirkman, risulta un
concentrato di cliché poco appetibile. Bravo l’attore, questi si, ma il
personaggio manca totalmente di complessità e profondità, e la sua frustrazione
avvilente alternata ai momenti di risoluta determinazione, scaturiti dal nulla,
lo rendono quanto mai fuori dalla realtà (e dalla credibilità).
Come ho detto, l’unica
cosa ha funzionare è il rompicapo. E
continuerò a seguirlo proprio per la curiosità di vederlo risolto, di scoprire
chi c’è veramente dietro l’attentato, e perché l’anonimo Kirkman è stato
nominato Designated Survivor. Dopo questo episodio, sono sempre più
convinta che questa serie non possa essere tirata per le lunghe, necessita di
una risoluzione in tempi medio-brevi per non diventare solo minestra
riscaldata, per questo l’ordine a 20 e passa episodi per la prima stagione non
mi pare proprio una cosa positiva.
Voto 5,5
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