The Magicians, una
serie che mi incuriosiva da tempo. Nella mia mente, per quel poco che ne
sapevo, la immaginavo come la versione over 18 di Harry Potter, e con una considerevole componente di trash.
Visto il pilot, dico: Si! C’è tanto Harry Potter, e anche una
spruzzata di Narnia. Però, almeno per ora, il rischio di sembrare una copia
passo passo della storia della Rowling è scongiurato. Pur mostrando una
struttura di base simile (maghi e non maghi, mondo magico contrapposto al mondo
reale, le persone normali ignorano l’esistenza dei maghi...) il tutto viene
affrontato con piglio più adulto, più trasgressivo e a tratti più realistico e
moderno, rendendo così la storia nel complesso interessante e anche molto
divertente, oltre a mostrare la serie decisa a trovare una propria identità.
La storia è
interessante e ha un certo appeal, però fin da subito mostra le sue lacune:
prima fra tutte la caratterizzazione dei personaggi, fatti di tanti stereotipi
o idee già viste, come il protagonista, Quentin, che è il “solito” ragazzo
sfigato, che giunto il momento di diventare uomo non ha la più pallida idea di
cosa voglia fare o di quale sia il suo posto nel mondo. Scontate sono anche le
dinamiche, che si baso molto su eventi fortuiti, e si concludo con soluzioni da
manuale, come ad esempio Quentin, che in sole ventiquattrore scopre di essere
un mago, e fa della magia la sua unica ragione di vita, e si lega a Brakebills –l’università
della magia, situata in una zona ancora non ben definita a nord di New York –
in modo viscerale. O ancor più scontata, per non dire banale, il percorso di
Juliet, migliore amica di Quentin, che per tutta la vita a ignorato l’esistenza
della magia (e neppure le importava) ma una volta scoperto di essere una
potenziale Magicians come Quentin fa
della magia ragione e scopo di vita. Ma lei, al contrario dell’amico non riesce
a superare i test di ammissioni - le cose a Brakebills si fanno con serietà eh!
Per poter accedere ai corsi si devono sostenere una serie test teorici e
pratici, e a chi fallisce viene cancellato il ricordo del mondo magico – e
cerca di entrare per vie traverse nel mondo magico, e diventando così una
potenziale antagonista.
Ma non solo Quentin e
Juliet, in questo pilot tutti i personaggi percorrono la strada del cliché e
del luogo comune. Perché neppure nel mondo magico mancano i tamarri, i
secchioni e i coglioni. Tra tutti i personaggi quella che ha attirato di più la
mia attenzione è Alice Quin: una bella biondina occhialuta, geniale e
prodigiosa ma anche molto riservata e
timida, che sembra, un po’ troppo forse, la copia di Hermione Granger, e con
buona probabilità stringerà uno stretto legame – amicizia o amore? – con il
protagonista (la prevedibilità della storia!). Ron invece è stato escluso! Al
suo posto abbiamo Penny, che sia nell’aspetto che nel parlare tramite rantoli può
essere definito la quinta essenza del mago tamarro! Gli altri ancora è presto
per esprimere un opinione, però ad una prima impressione, i personaggi che
popolano il magico mondo di Brakebills sembrano usciti dalla fusione di tanti
teen drama e comedy.
Cosa che non mi
aspettavo, e mi ha sorpreso piacevolmente, aumentando il mio interesse per il
prosieguo è l’introduzione, nei minuti finale, del cattivo. Lo ammetto, avevo
poca fiducia, e mi aspettavo una copia pop di Voldemort, ma non è stato così. E’
un misterioso personaggio - del quale pure se apparso fisicamente non si
conosce il volto, perché avvolto da uno sciame orbitante di falene - che
giunge, pare, da un altro mondo o un’altra dimensione magica. Un po’ meno
originale invece è il suo obiettivo: Quentin, che sembra il
prescelto/predestinato di un qualcosa di ancora indefinito ma importante e
fondamentale. Ecco prescelti e predestinati nella narrativa hanno rotto le
scatole da tanto tempo ormai. Comunque, l’apparizione dell’antagonista – che ha
anche un breve duello magico con il direttore di Brakebills, uccidendolo a
quanto pare (ma io non lo darei per certo, si sa la resurrezione in serie simili
è sempre in agguato) - ha dato una
chiusura ad effetto all’episodio e generato anche ulteriore curiosità.
In conclusione, The Magicians è una serie strana, ma, a
suo modo, interessante. Dimostra fin da subito di avere non poche lacune: nella
trama, nella caratterizzazione dei personaggi, nella qualità recitativa del
cast. La narrazione è stata molto veloce, a tratti caotica. E soprattutto si ha
l’impressione che i personaggi vengano
sbattuti a forza dentro gli eventi, e non ci arrivino tramite un percorso che
abbia una parvenza di logica, e per questo tante situazioni appaiono forzate,
inserite unicamente per necessita di trama.
Di positivo c’è la
leggerezza con la quale la serie si propone,ed è anche molto accattivante. Poi il tentativo di
fondere vita reale e magia, nonostante a tratti sembri la nuova frontiera dei
teen-drama, è riuscito e può portare a situazioni molto interessanti e curiose.
La cosa che invece non mi attrae per nulla, è l’ennesima riproposizione della
solita solfa fatta di destino e prescelti, che sembra una scelta inevitabile
quando si racconta una storia sulla magia o sul fantasy in generale.
VERDETTO
Strano, confuso, non
eccezionale, di sicuro non è il miglior pilot che abbia mai visto, però lascia
il segno. Incuriosisce, contiene delle trovate interessanti. E il mescolare richiami
continui a Harry Potter e al mondo fantasy in generale, con la vita quotidiana
di giovani studenti universitari crea le basi per qualcosa di interessante, e
di originale nel mondo seriale (il sesso magico, le droghe magiche... erano
cose che ancora mi mancavano). Sono proprio curiosa di vedere dove andranno a
parare...
voto 6,5
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