lunedì 26 settembre 2016

Recensione: Person of Interest 1x03 - Mission Creep



Episodio simile per struttura al precedente, dove il caso del giorno viene anche sfruttato per raccontare tramite similitudine e con l’aiuto dei flashback qualcos’altro sul passato di John.

 

Di per se, la storia dell’ex soldato che ritornato a casa dopo la guerra, non riesce più a trovare il suo posto nel mondo, è altamente inflazionato, uno dei temi più ricorrenti dai tempi della guerra del Vietnam, però è costruito bene, e nonostante alcune trashate scivola via con piacere, e ci aiuta ad approfondire il passato di John, che alla fine, la sua storia è simile a quella di Joy (il number uscito in questo episodio). E possiamo dire, che quello che Harold è stato per John, John lo è stato per Joy, aiutandolo a scappare, e impedendogli di fare il suo stesso errore: lasciarsi dietro la persona che ama.

Non sarà stato il massimo dell’originalità, però dopo questo episodio abbiamo il personaggio di John un po’ più definito. Dietro l’uomo dalla spessa corazza, si nasconde un animo non privo di fragilità. Però, a mio avviso, la differenza tra i due personaggi si fa sempre più grande, a favore di Harold.
John  c’avrà pure l’aura di cavaliere tormentato che lo rende affascinante, però già al terzo episodio mi sento di dire, che le sue evoluzioni sono facilmente prevedibili, oltre al fatto che il personaggio sa molto di già visto. Invece Harold, è un personaggio più originale, più misterioso, più criptico e questo genera molto più hype e aspettative. E tra gli attori, per quanto Caviezel non mi dispiaccia, e lo trovo perfetto per la parte (se penso che questo ruolo doveva andare a Josh Holloway mi viene già l’indigestione)  preferisco Emerson, molto più espressivo e con la postura, le movenze e l’eleganza di un attore teatrale.

Una cosa che sto gradendo, e che emerge sempre più chiara di episodio in episodio, è l’intenzione della serie, di conservare pure un lato “divertente” utile non solo a rendere più leggera l’atmosfera, ma anche a rendere più intimi i personaggi tra di loro e con il pubblico. È sempre stata mia convinzione che, se una serie non sa anche divertire e prendersi in giro, non è da prendere sul serio.  

E sul finale arriva la ciliegina sulla torta. Qualcosa si muove, forse abbiamo stanato il bianconiglio! Con questo nome Elias legato al reperto che hanno rubato, sembra sia arrivato un primo accenno di trama orizzontale, un filo conduttore che vada ad unire gli episodi che fino ad ora appaiono completamente slegati tra loro. Certo, ancora è presto per fare ogni tipo di teoria, abbiamo solo un nome,  ma in aggiunta a questo, sembra proprio che il nostro riservatissimo Harold sia finito sotto gli occhi proprio della detective Carter. Quindi l’intenzione della serie di andare oltre il caso autoconclusivo c’è! E questo fa ben sperare.

VERDETTO

Naturalmente rimangono ancora molte cose fuori posto. Molte situazioni continuano ad essere estremizzate, e i clichè, i luoghi comuni non mancano, come la testata di John al banchiere, che è quasi ridicola, e va anche a ridicolizzare l’intero contesto. Ma nel complesso la serie, anche se lentamente procede, però necessita di un accelerazione decisa, che dia uno scossone ai personaggi e li metta veramente a moto.

Voto 6,5

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