Episodio simile per
struttura al precedente, dove il caso del giorno viene anche sfruttato per
raccontare tramite similitudine e con l’aiuto dei flashback qualcos’altro sul
passato di John.
Di per se, la storia
dell’ex soldato che ritornato a casa dopo la guerra, non riesce più a trovare
il suo posto nel mondo, è altamente inflazionato, uno dei temi più ricorrenti
dai tempi della guerra del Vietnam, però è costruito bene, e nonostante alcune trashate
scivola via con piacere, e ci aiuta ad approfondire il passato di John, che
alla fine, la sua storia è simile a quella di Joy (il number uscito in questo episodio). E possiamo dire, che quello che
Harold è stato per John, John lo è stato per Joy, aiutandolo a scappare, e
impedendogli di fare il suo stesso errore: lasciarsi dietro la persona che ama.
Non sarà stato il massimo dell’originalità, però dopo questo episodio abbiamo il personaggio di John un po’ più definito. Dietro l’uomo dalla spessa corazza, si nasconde un animo non privo di fragilità. Però, a mio avviso, la differenza tra i due personaggi si fa sempre più grande, a favore di Harold.
John c’avrà pure l’aura di cavaliere tormentato
che lo rende affascinante, però già al terzo episodio mi sento di dire, che le
sue evoluzioni sono facilmente prevedibili, oltre al fatto che il personaggio
sa molto di già visto. Invece Harold, è un personaggio più originale, più
misterioso, più criptico e questo genera molto più hype e aspettative. E tra gli
attori, per quanto Caviezel non mi dispiaccia, e lo trovo perfetto per la parte
(se penso che questo ruolo doveva andare a Josh Holloway mi viene già
l’indigestione) preferisco Emerson, molto
più espressivo e con la postura, le movenze e l’eleganza di un attore teatrale.
Una cosa che sto
gradendo, e che emerge sempre più chiara di episodio in episodio, è
l’intenzione della serie, di conservare pure un lato “divertente” utile non
solo a rendere più leggera l’atmosfera, ma anche a rendere più intimi i personaggi
tra di loro e con il pubblico. È sempre stata mia convinzione che, se una serie
non sa anche divertire e prendersi in giro, non è da prendere sul serio.
E sul finale arriva la
ciliegina sulla torta. Qualcosa si muove, forse abbiamo stanato il bianconiglio!
Con questo nome Elias legato al
reperto che hanno rubato, sembra sia arrivato un primo accenno di trama
orizzontale, un filo conduttore che vada ad unire gli episodi che fino ad ora
appaiono completamente slegati tra loro. Certo, ancora è presto per fare ogni
tipo di teoria, abbiamo solo un nome, ma
in aggiunta a questo, sembra proprio che il nostro riservatissimo Harold sia
finito sotto gli occhi proprio della detective Carter. Quindi l’intenzione
della serie di andare oltre il caso autoconclusivo c’è! E questo fa ben
sperare.
VERDETTO
Naturalmente rimangono
ancora molte cose fuori posto. Molte situazioni continuano ad essere
estremizzate, e i clichè, i luoghi comuni non mancano, come la testata di John
al banchiere, che è quasi ridicola, e va anche a ridicolizzare l’intero
contesto. Ma nel complesso la serie, anche se lentamente procede, però
necessita di un accelerazione decisa, che dia uno scossone ai personaggi e li
metta veramente a moto.
Voto 6,5
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