Quinto episodio un po’
deludente. Assenza di mordente, caso anonimo, totale assenza di flashback
rivelatori del passato dei nostri protagonisti.
Il caso costruito
attorno al number del bambino rapito manca di originalità, e per
sopperire a ciò, cerca di puntare alle emozioni, con Jonh che prende a cuore la
situazione, ed è deciso a riportare il bambino al padre, perché citando le sue
parole “non permetterò che rimanga solo”
ma il risultato è tutt’altro che vincente. Ne viene fuori una storia banale e
spesso noiosa.
A salvare il tutto
dalla disfatta totale è il contorno. Il detective Fusco, su ordine di John,
marca stretta la detective Carter, che però sembra non nutrire grande fiducia
nel suo nuovo partner. Comunque lavorano al loro primo caso insieme, e sembra
l’inizio di una relazione, che potrà portare a sviluppi interessanti, che
andranno a toccare direttamente i nostri due protagonisti.
Harold invece è stato
quasi assente. Fugace il suo minutaggio e soprattutto poco incisivo. Però belle
le scene finali, che contrapposte a quelle iniziali, mostrano una crescita,
seppur fatta di piccoli passi, del rapporto tra lui e John. E i ringraziamenti
di John, per avergli dato quel lavoro, sono sinceri, e lo testimonia la
dedizione che ci mette nello svolgerlo. E Harold, forse colpito o commosso,
mostra una seppur minima apertura, e sembra volersi fidare. E questo sviluppo
seppur minimo, è la cosa più interessante e significativa di tutto l’episodio.
Altra cosa che mi sono
piaciute, le interazioni tra John e Fusco, brevi ma riscuotono successo,
regalando momenti divertenti, che non guastano mai, però mi auguro che la
funzione del personaggio di Fusco non sia quella di diventare “la scimmietta
divertente” della serie, spero proprio in suo sviluppo, perchè il personaggio
da vari spunti d’evoluzione, e in qualche modo può essere accomunato allo
stesso percorso di redenzione che entrambi i nostri protagonisti hanno
intrapreso. E poi, Chapman, l’attore che lo interpreta sta facendo un buon
lavoro.
La nota più dolente,
rimane la caratterizzazione di John. Si continua sulla strada del Terminator
dalle sfumature tamarra, anzi, in questo episodio si calca ancora di più la
mano, con scene dove da solo stende gruppi intere di avversari, in quella della
sparatoria finale, dove John piroetta come fosse un ballerino sfidando ogni
legge della balistica. Ma le sparatorie in generale, sembrano essere un
problema ricorrente della serie, che va anche oltre la caratterizzazione di
John. Sono fatte alla bene e meglio, e molte volte, come in questo caso, con
proiettili che compaiono dal nulla e tracciano traiettorie perfette, risultano
completamente incredibili.
VERDETTO
Episodio che mi è
piaciuto ancora meno del precedente, che già era poco convincente. Mancando di
dinamiche importanti e presentando un caso poco interessante, inevitabilmente
finisce per mettere in luce le note stonate della serie, su tutte la
caratterizzazione alla Terminator di John, che lo rende sempre più un
personaggio fuori la realtà, e la poca cura tecnica nelle scene action.
Voto 5
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