martedì 27 settembre 2016

Recensione: Person of Interest 1x15 - Blue Code



La crescita della serie continua con questo episodio che è una vera e propria perla narrativa, che riesce a combinare l’introspezione dei personaggi e l’ampliamento delle trame, rimanendo sempre fedele alla sua natura. Tutto comincia sempre dal number della settima. 

Number che ci regala un caso tutt’altro che scontato, anzi è ben fatto, e non si limita a fare da supporto alle evoluzioni narrative e caratteriali. Il numero sul quale si ritrova a lavorare John è quello di Michael Cahill, all’apparenza un criminale efferato, che però si rivela poi essere un poliziotto sotto copertura. E grazie all’aiuto di John riuscirà non solo a portare a casa la pelle, ma anche ha sventare un lucroso traffico di droga e diamanti nel quale era coinvolto un agente della CIA.

 E dal caso, già interessante e ben strutturato, si dipanano le altre storie che andranno a coinvolgere gli altri personaggi. E sempre nascendo come una analogia alla situazione che John si ritrova ad affrontare, ci viene presentato il flashback, che ci racconta qualcos’altro sul suo passato, e non solo. Questo flashback finirà per essere pure profetico. Infatti, l’uomo della CIA che viene arrestato, viene abbandonato dalla sua stessa agenzia, anzi, viene “sistemato” dalla CIA stessa. Perché come dice l’agente Snow al John di qualche anno prima, se vengono beccati in territorio statunitense a fare qualcosa di compromettente, sono dietro le linee nemiche. Sono da soli.
 
Sempre il flashback ci mostra un volto diverso di John. Un volto più umano, caratterizzato da dubbi, incertezze e anche rimpianti. Ed è su questa sfaccettatura del personaggio che si dovrebbe lavorare per poter dare più spessore alla sua costruzione. Abbiamo altri ricordi anche sulla sua bella e defunta partner, Kara, che sembra sempre più una figura molto importante del suo passato. Ed emblematica è proprio la sua frase We're not walking in the dark. We are the dark detta ad un John ancora insicuro della decisione presa.


Ma le vicende non si sono ancora esaurite, infatti, dopo essere stato utilizzato a lungo come spalla comica, (finalmente!)viene data una storia di spessore anche al nostro buon Lionel. Proprio John, lo costringe letteralmente, ad infiltrarsi nell’organizzazione di poliziotti corrotti chiamata HR. La stessa organizzazione della quale voleva servirsi Elias per eliminare la Carter.
Le cose quindi si fanno difficili anche per il nostro Fusco che, come ordinato da John, chiede l’aiuto di un agente di polizia, membro di questa organizzazione, per insabbiare l’omicidio commesso da John, ma del quale lui si addossa la colpa proprio per potersi infiltrare nell’organizzazione.
Risvolto molto interessante, che non solo va ad aggiungere un’altra trama a quelle già aperte, inserendo pure un altro potenziale antagonista, ma, da un tono drammatico al personaggio di Fusco, e apre anche scenari interessanti per lo sviluppo del rapporto tra lui e la Carter, la quale già sospetta della sua integrità. E complimenti a Chapman (l’attore che interpreta il detective Fusco) che risponde bene alla chiamata, dando un’ottima prestazione.




A completare il quadro è il ritorno dell’agente Snow, anche nella realtà, e non solo nei flashback di John. Ritorna per ricordare alla Carter e a noi telespettatori che la CIA non si è scordata di John, tutt’altro, la caccia è ancora aperta. Ed è lo stesso Snow a recuperare e sistemare LOS l’agente CIA arrestato nel corso dell’episodio.

VERDETTO

Episodio che da prova di una grande capacità narrativa degli autori. Con un caso di per se già molto interessante, riescono ad ampliare la mitologia della seria, approfondendo il background dei personaggi  (John in questo caso), sviluppando le trame già aperte (la CIA è ancora sulle tracce di John) e aprendone di nuove (HR) molto interessanti, che vanno non solo ad accrescere lo spessore della serie, ma anche quello del personaggio di Fusco.
Certo, rimane ancora qualche sbavatura. Ho trovato non all’altezza la maggior parte dei dialoghi, costruiti per lo più di luoghi comuni. I combattimenti come le sparatorie, rimangono una nota stonata, e la coerenza interna alla volte traballa, e viene richiesto di alzare di qualche tacca la sospensione dell’incredulità. Ma, la strada imboccata dalla serie è quella giusta, rispetto ai primi episodi, anonimi e privi di mordente, si sono fatti molti passi avanti.

Si confermano un punto forte le colonne sonore. Sempre belle e ben armonizzate. In particolare, molto bella, quella utilizzata nel finale.

Voto 7

Nessun commento:

Posta un commento