L’episodio migliore
fino ad ora! Tensione dal primo all’ultimo minuto! Vengono tirati i fili di una
trama importante, ma senza chiuderla. Tutt’altro, viene sfilacciata ad arte per
creare nuovi punti di partenza.
I quadratini, i
preview dei number nella sigla, la
genesi della situazione nei primi minuti dell’episodio, ci hanno mostrato la
cura che la serie ha per i dettagli. E per questo, quando si sente la voce di
Elias nei primissimi istanti, è come se suonasse un campanello d’allarme a
dire: tenetevi forte!
La macchina questa
volta tira fuori ben cinque numeri, tutti di grande rilevanza: i cinque boss
delle cinque famiglie mafiose di New York. E il comune denominatore è chiaro
fin da subito, tutte e cinque sono le vittime. E come dice John c’è solo un
uomo abbastanza folle e con il potere e le risorse necessarie per tentare di
prendere il controllo di cosa nostra: Carl Elias. Ammetto che credevo che avrebbero
tenuto Elias per il grande finale di stagione, ma credevo male e mi fa piacere,
perché vuol dire che puntano a sviluppare, entro questa stagione, anche le
altre trame aperte o accennate nel corso di questi diciotto episodi.
L’episodio ha
coinvolto tutti i nostri personaggi, infatti il team si riunisce per fare
fronte comune alla minaccia rappresentata da Elias. La Carter, prende
finalmente consapevolezza che da sola non può arrivare lontano, che ha bisogno
di aiuto, di appoggio, e in un sistema corrotto, dove anche i suoi colleghi
possono essere i nemici, le uniche persone delle quali può fidarsi sono proprio
John e Harold, che utilizzeranno anche metodi poco ortodossi e molte volte
oltre il limite della legge, ma hanno la bussola morale puntata nella giusta
direzione. Da questo episodio sembra proprio, che i nostri due vigilanti
sociopatici diventino un punto fermo la detective. Ci sono state le scosse di
assestamento, ma ora il loro rapporto sembra essersi definitivamente
stabilizzato.

E proprio Elias è
stato il protagonista assoluto. In questo episodio conferma le aspettative. Si
conferma un ottimo antagonista e un personaggio scritto bene, che acquisisce
ulteriore spessore. I flashback sul suo passato ci mostrano quello che era e ci
aiutano a comprendere quello che è. Ci mostrano la sua infanzia, la sua
giovinezza, caratterizzati da una grande solitudine, dal bisogno iniziale,
ingenuo, di trovare il padre al quale però di lui non importa nulla (ancora la fiducia tradita). La
sopravvenuta presa di coscienza, che accende la rabbia, la determinazione, la
voglia non solo di vendetta ma anche di riscatto, che lo porteranno ad essere
quello che è diventato. Ma, ancora più interessante del suo passato è il suo
presente. Un uomo determinato, astuto, che nei modi e nei pensieri ricorda
molto sia John che Harold. Un combattente tenace non tanto diverso da John.
Come Harold invece, un uomo astuto,
camaleontico che conosce bene il valore della riservatezza, e sa che il potere
non ha bisogno di vesti sgargianti e orpelli dorati. In un’altra situazione
sarebbero potuti essere alleati straordinari. Ma la cosa sicura è che la storia del nostro
Elias non finisce qua, lo conferma il finale. Potente e poetico come nessun
altro, costruito alla perfezione, con la canzone Ne
me quitte pas ha fare da colonna sonora e perfetto
contrasto alle immagini che ci mostrano Elias ottenere la sua vendetta, mentre
il padre e il fratellastro vengono fatti saltare in aria dal fidato Scarface.
Ho parlato poco di
John e Harold, non perché non siano stati determinanti, loro due rimangono il
fulcro delle vicende, e sono il collante invisibile che lega gli inconsapevoli
Fusco e Carter, ma perché, uno dei tanti punti forti di questo episodio è stata
proprio la grande coralità. Il tanto spazio riservato agli altri personaggi,
buoni e cattivi e alle tante interazioni che stanno animando e dando
complessità all’universo interno che la serie sta creando. Le fondamenta della
serie si fanno sempre più solide, e pur John e Harold rimanendo le colonne
portanti, Flesh and Blood ci ha mostrato che la storia non si esaurisce solo in
loro, ma ha tante sfumature, tante cose da raccontare, e questo ne accresce lo
spessore e il valore, e naturalmente aumenta anche le aspettative. E cominciano
a vedere i frutti che sono merito di una buona scrittura, di un buon progetto,
con l’ambizione di andare oltre il solito procedurale, ma mantenendo sempre
fede alla propria natura. Ha necessitato di tempo e pazienza, ma Person of
Interest ha saputo crescere ed evolvere, trovando una propria identità.
VERDETTO
Mi ripeto, miglior
episodio fino ad ora. Non solo per l’intensità della storia che porta avanti
facendo evolvere il plot centrale, ma soprattutto perché rivela tutto il
potenziale di questa serie, che non si esaurisce solo nei casi della settimana.
Ha messo in mostra una scrittura di qualità, che può esprimersi grazie alla
lungimiranza degli autori, che hanno preparato alla perfezione il terreno per
giungere a questo magnifico episodio.
La serie è cresciuta e
pure tanto, è salita di livello. Le attese cominciano ad essere ripagate,
Person of Interest comincia a tirare le finale e mantenere le promesse, e
continuando su questa strada non potrà fare altro che crescere di più e meglio.
Ma, naturalmente anche le mie aspettative sono cresciute e molto.
voto 8,5
curiosità
gli attori che
interpretano i boss delle cinque famiglie, provengono quasi tutti dal cast dei
Soprano, dove anche interpretavano i ruoli di mafiosi.
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