domenica 25 settembre 2016

Recensione: Person of Interest 1x02 - Ghosts



L’intensità del caso è come quella del precedente, e non brilla per originalità o colpi di genio, però l’episodio è godile, e cominciano ad essere aggiunti dei tasselli che vanno a formare il background dei personaggi. E mentre nell’episodio passato l’attenzione era puntata su John, stavolta è il turno di Harold. Mediante dei flashback, interessanti e per ora non ingombranti, ci vengono rivelate alcune cose, che non fanno altro che aumentare l’interesse e l’alone di mistero che circonda il personaggio.

 
Ci mostrano Harold nel 2002, intento a costruire la Macchina, dove fa la sua apparizione l’amico e collega Nathan. Ma neppure il tempo di conoscerlo che a fine episodio ci dicono, che al massimo lo potremo rivedere in altri flashback, perché è morto nel 2010. E proprio dalle discussioni tra i due, cominciano ad emergere i primi dilemmi etici, sulla conseguenze che quello che stanno costruendo porterà.
Ma ha colpire soprattutto è vedere Harold, poco interessato a proteggere i “numeri irrilevanti”, anzi li fa cancellare dalla Macchina ogni giorno a mezzanotte, e li considera quasi, il prezzo da pagare per raggiungere il bene superiore (e significativo, che proprio mentre inserisce il comando di cancellazione, sullo schermo del computer appare la foto di Jessica, la donna che John ha perso). Nathan invece è turbato, shockato dalla rivelazione, e sembra non riuscire ad accettare la cosa. Sembra proprio che per lui, il prezzo da pagare, sia inaccettabile.

E non bastassero queste cose, a far aumentare, e non di poco, la curiosità sul passato del nostro schivo miliardario, è il fatto che, nei flashback non zoppica, tutt’altro gode di ottima salute.  Tutto questa sembra l’antipasto di qualcosa di molto succoso.

E il caso del giorno, serve anche per caratterizzare il personaggio di Harold, mettendone in luce la grande riservatezza e l’incapacità di dare fiducia al prossimo. E tutto questo ci costrenge a porci altre domande su di lui: E' inevitabile chiedersi, cosa gli sarà successo? Perché è così schivo e riservato? E chi ha perso d’importante?

Intanto nel presente, la nostra coppia di vigilanti, inizia ad assestarsi. E si comincia a vedere l’ispirazione al cavaliere oscuro. Batman viene sostituito da John, che come dice la detective Carter, sempre più decisa a catturarlo, ha anche un suo travestimento. Un travestimento, non fatto di mantello, calzamaglia e maschera, ma è un elegante abito, che calza a pennello, cominciando a dipingere il personaggio di John come un Batman urban-pop che vigila sulle strade di New York. E tocco di classe, i nostri hanno anche una batcaverna: una biblioteca abbandonata, dove Harold ha installato il quartier generale e fa da supporto tecnico e logistico a John

Timidamente, si cominciano a definire anche i personaggi secondari, che andranno a dividere la scena con i nostri due protagonisti. Da una parte, abbiamo il detective Lionel Fusco, che è la rappresentazione, forse un po’ troppo stereotipata, del classico poliziotto americano: sovrappeso, non molto brillante, e anche dal passato corrotto, ma nel complesso risulta simpatico, e le sue interazioni con John sono esilaranti.
Dall’altra parte invece abbiano la detective Carter, l’esatto opposto: poliziotto integerrimo ed estremamente brillante, che sembra decisa a tutti i costi ad acciuffare il nostro Batman in vestito elegante. Come ho già scritto nel commento passato, continuo a pensare che proprio con il suo personaggio ci sia il rischio più grande di cadere nel già visto, presentando l’ennesimo personaggio che caratterizzato tramite luoghi comuni finisce per risultare piatto e noioso.

Comincio ad apprezzare molto la grafica della serie, accattivante e allo stesso tempo inquietante, ricorda di continuo allo spettatore che la macchina vede e ascolta tutti, rafforzando quell’atmosfera Orwelliano che fin dal pilot mi è piaciuta tanto.

Le cose che non mi sono piaciute invece: Il modo in cui sembra vogliano utilizzare Jonh, rendendolo simile a un Terminato indistruttibile, con scene dove da solo stende gruppi intere di persone, che potranno avere il loro fascino e dare brio alla serie, però per me finiscono per renderlo solamente un personaggio eccessivamente stereotipato che tende al tamarro e che stufa presto. E non sono neppure fan dei giubbotti antiproiettile responsabili di salvataggi miracolosi. Mi auguro che queste scelte non diventino un tratto distintivo della serie.



VERDETTO

Giudizio tutto sommato positivo, perché l’episodio pur non essendo nulla di speciale, con un caso che manca di mordente e intensità, si lascia guardare, e viene impreziosito dai primi focus sul passato dei personaggi, e comincia cosi la costruzione dei loro background e il tratteggio dei loro caratteri. E si pongono i primi punti interrogativi, che hanno il compito di accendere l’interesse sullo sviluppo della storia.

Voto 7

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